Il tema dei limiti è centrale quando si parla di genitorialità. Infatti, mamma e papà hanno il compito di mettere delle regole, prendere decisioni e stabilire dei limiti invalicabili. Ma come possono farlo senza ricadere nell’autoritarismo dei genitori del secolo scorso (durante il quale i limiti erano imposti a suon di percosse)?
La prima, importante linea guida è quella di distinguere tra i sentimenti, che sono sempre leciti, e i comportamenti, che in alcuni casi devono essere limitati. Il problema, infatti, non è nei sentimenti ma nei comportamenti. Ecco uno spunto tratto da “Intelligenza emotiva per un figlio”
“Un bambino si sente frustrato, e quindi esprime i suoi sentimenti in modo inadeguato, ad esempio picchiando un compagno, rompendo un giocattolo o dicendo parolacce. Dopo che il genitore ha riconosciuto l’emozione che sta dietro il comportamento riprovevole e lo aiuta a dargli un nome, è necessario che il bambino capisca che certi comportamenti sono inaccettabili e non verranno più tollerati. In seguito i genitori potranno guidare il bambino a pensare a modi più appropriati per padroneggiare i sentimenti negativi. «Ti fa infuriare il fatto che Danny ti abbia preso quel giocattolo,» potrebbe esordire il genitore. «Anch’io sarei infuriato. Ma non va bene che tu lo picchi. Che cosa potresti fare, invece?» Oppure: «Va bene sentirsi geloso nei confronti di tua sorella perché ti ha rubato il posto davanti in macchina, ma non va bene dirle quelle cose cattive. Non riesci a pensare a un altro modo di affrontare questi sentimenti?». Come insegna Ginott, è importante che i bambini capiscano che il problema non è nei sentimenti, ma nei comportamenti. Tutti i sentimenti e tutti i desideri sono accettabili, ma non tutti i comportamenti lo sono. Di conseguenza, è compito dei genitori porre dei limiti agli atti, ma non ai desideri“.