«QUANDO HO GLI ATTACCHI di ansia mi manca l’aria e quando mi dicono di non pensarci che poi passa vorrei tanto che qualcuno capisse».
Non è facile parlare apertamente di sentimenti e salute mentale nella nostra società, che, spesso, li collega alla pazzia, allo strizzacervelli, agli psicofarmaci. A quarant’anni dall’approvazione della legge Basaglia, che fece chiudere i manicomi combattendo lo stigma sulle persone che soffrivano di disturbi mentali, restituendo loro dignità e considerandoli a pieno titolo dei cittadini, tanto è stato fatto ma ancora vi è da fare. Bisogna garantire l’assistenza ai malati, il supporto alle loro famiglie, l’aiuto ai centri specializzati. Siamo nel 2018 e in Italia i fondi dello Stato destinati a questo sono più bassi rispetto ad altri Paesi europei.
QUI SI PARLA ancora troppo poco di promozione della salute mentale. Chiedere aiuto a uno specialista come lo psicologo è in molti casi motivo di imbarazzo. La paura di essere giudicati ci fa desistere, continuando a soffrire. Parlare di alcune cose è un tabù. Questo avviene perché, purtroppo, esistono ancora tanti luoghi comuni e leggende metropolitane che riguardano sia le malattie mentali che la figura dello psicologo. Tra gli altri, il più gettonato è: perché devo pagare uno sconosciuto e raccontargli la mia vita? Non posso confidarmi con un’amica gratuitamente? E poi: Io posso cavarmela da solo, non ci vado dallo psicologo. La professione di psicologo è innanzitutto una professione sanitaria riconosciuta dalla legge, fa diagnosi, dà sostegno, cura e soprattutto non fornisce semplicemente consigli, come in tanti credono.
È UN LAVORO che si basa su due cose speciali: la parola e la relazione. Entrambe curano. Aiutati da qualcuno ad esprimere la nostra sofferenza possiamo guarire. Bisogna capire che le problematiche psicologiche sono serie, importanti e riguardano tutti. Tutti possiamo avere momenti di difficoltà e avere bisogno di una mano tesa, pronta a cogliere la nostra richiesta di aiuto. Perché non sempre riusciamo a cavarcela da soli, anzi. Essere informati e saper stare vicino nel modo giusto alle persone a cui vogliamo bene è fondamentale.
IN AMERICA maggio è il mese della Salute Mentale, dal 1949 è un’opportunità per cercare di sensibilizzare la popolazione e far capire che non ci sono diversi. Cosa vuol dire poi essere “diverso” e soprattutto, rispetto a chi? La diversità non va stigmatizzata, va avvicinata; dunque parliamone, cerchiamo di conoscerla. Così magari ci farà meno paura.”
(tratto da Corriere della Sera)