Associazione che si occupa di disturbi del comportamento alimentare e violenza di genere.

Allarme Obesità: ormai il problema riguarda un italiano su dieci. Commissione Affari Sociali approva risoluzione: “Serve un piano nazionale di prevenzione. E bisogna partire dai bambini”

Un adulto su dieci è obeso e oltre il 35% in sovrappeso. E sono almeno 1,7 milioni i bambini e gli adolescenti in sovvrappeso o obesi. Il testo approvato impegna il governo su interventi urgenti ed incisivi con particolare attenzione all’età scolare. Tra questi, proposto un limite alla pubblicità di prodotti alimentari e bevande non alcoliche per bambini. E poi azioni per stimolare l’industria alimentare a studiare una adeguata porzionatura dei prodotti e favorire l’attività fisica.

Promuovere un’alimentazione sana e arginare l’obesità infantile, realizzare progetti didattici nelle scuole che educhino i bambini ad una corretta educazione alimentare e all’attività fisica, proteggendoli anche dai continui stimoli passivi verso il cibo spazzatura. E ancora, incentivare l’allattamento materno. Questi alcuni dei punti sui quali vieni impegnato il Governo dalla risoluzione “Iniziative volte a disincentivare il consumo di zuccheri e di grassi, al fine di prevenire e di contrastare l’obesità”, approvata ieri in Commissione Affari Sociali al Senato.
 
“Promuovere un’alimentazione sana e arginare l’obesità, soprattutto quella infantile, è un impegno per cui il MoVimento 5 Stelle ha lavorato seriamente, ascoltando tutti gli esperti del settore scientifico. Nonostante l’Italia sia il Paese della dieta Mediterranea, il problema dell’obesità infantile è in costante aumento e per questo ci impegniamo per migliorare lo stile di vita e la salute dei cittadini, cominciando proprio dai bambini”.
 
Così Celeste D’Arrando, capogruppo del MoVimento 5 Stelle della XII Commissione e prima firmataria della risoluzione.

Secondo il rapporto Osservasalute 2016 (citato nella Risoluzione parlamentare), in Italia, nel 2015, nella popolazione adulta una persona su dieci risultava obesa (9,8 per cento) e il 35,5 per cento in sovrappeso; l’eccesso ponderale, quindi, era complessivamente pari al 45,1 per cento.

Il sovrappeso, quale fenomeno che cresce all’aumentare dell’età, passa dal 14 per cento nella fascia di età 18-24 anni al 46 per cento tra i 65-74 anni, mentre l’obesità passa dal 2,3 per cento al 15,3 per cento per le stesse fasce di età. Inoltre, lo status di obesità è più diffuso tra gli uomini rispetto alle donne (sovrappeso: 44 per cento degli uomini versus 27,3 per cento delle donne; obesità: 10,8 per cento degli uomini versus 9 per cento delle donne).

E i dati Istat mettono in evidenza che 1,7 milioni di bambini e adolescenti sono in sovrappeso od obesi (il 24,7 per cento della popolazione italiana tra i 6 e i 17 anni) mentre, a livello europeo, in nove Paesi su ventotto il fenomeno risulta superare il 30 per cento. 

Anche a livello territoriale – si sottolinea in premessa della Risoluzione – si evidenziano differenziazioni tra il nord e il sud del Paese, con una prevalenza di persone maggiorenni obese nelle regioni meridionali (obese: Molise 14,1 per cento, Abruzzo 12,7 per cento e Puglia 12,3 per cento; sovrappeso: Basilicata 39,9 per cento, Campania 39,3 per cento e Sicilia 38,7 per cento) rispetto a quelle settentrionali (obese: provincia autonoma di Bolzano 7,8 per cento e Lombardia 8,7 per cento; sovrappeso: provincia autonoma di Trento 27,1 per cento, Valle d’Aosta 30,4 per cento).

Il testo della Risoluzione approvata impegna il Governo sui seguenti punti:

1) a promuovere l’adozione di un Piano nazionale per la prevenzione e la cura dell’obesità, anche con l’attuazione dell’Action Plan on Childhood Obesity 2014-2020, intervenendo nelle otto aree prioritarie in cui si articola quest’ultimo;

2) a promuovere campagne di sensibilizzazione, attraverso specifici spot sui principali organi di stampa e di pubblicità progresso in televisione, volte a indicare i valori di una sana alimentazione, ossia di un’alimentazione meno calorica, con l’obiettivo di evitare che la piaga dell’obesità si estenda in modo irreversibile, nonché a incentivare l’acquisto consapevole dei prodotti alimentari, per favorire una dieta variata ed equilibrata;

3) a intraprendere interventi urgenti ed incisivi per contrastare la diffusione dell’obesità, investendo nella prevenzione, anche con il coinvolgimento attivo di settori della società esterni al sistema sanitario, sia istituzionali che della società civile;

4) a implementare gli interventi per identificare i soggetti in condizioni di rischio o con condizione clinica patologica in atto, da indirizzare verso un’adeguata presa in carico sistemica, in grado di potenziare le risorse personali per l’adozione consapevole degli stili di vita corretti o, quando necessario, verso idonei programmi di comunità (come ad esempio i gruppi di cammino o l’offerta proattiva di attività motorie) o percorsi terapeutico-assistenziali multidisciplinari;

5) a intraprendere tutte le misure per la protezione dell’allattamento al seno materno, per sei mesi esclusivo e fino a due anni complementare;

6) ad intervenire sulla pubblicità di prodotti alimentari e bevande non alcoliche per bambini, al fine di:
a) adoperarsi affinché i luoghi dove i bambini si riuniscono (asili, scuole, cortili delle scuole, luoghi adibiti allo svolgimento di servizi pre e post scuola, parchi giochi, centri per il bambino e la famiglia, strutture sanitarie pediatriche, luoghi in cui si svolgono attività sportive e culturali) siano liberi da ogni forma diretta e indiretta di pubblicità di alimenti con un elevato contenuto di grassi saturi, acidi grassi, zuccheri e sali liberi;

b) sviluppare politiche di contenimento del marketing alimentare sui bambini, con la predisposizione di misure che proteggano l’interesse pubblico;

c) approntare meccanismi specifici ed eventuali norme attuative per il contenimento del marketing alimentare per i bambini, corredati dalle definizioni di sanzioni (per comportamenti lesivi della salute dei cittadini e in particolare dei bambini) e di un sistema per la notifica di reclami; 

d) prevedere un sistema di monitoraggio per garantire la conformità degli obiettivi in merito al contenimento dell’impatto del marketing alimentare sui bambini che includa soggetti che non hanno conflitto di interesse;

e) predisporre un sistema per valutare l’efficacia delle norme sul contenimento dell’impatto del marketing alimentare sui bambini in relazione a un contesto più generale, in particolare per quanto riguarda la misurazione delle variazioni di vendita o di quote di mercato di alimenti con un elevato contenuto di grassi saturi, acidi grassi, zuccheri e sali liberi;

f) identificare le informazioni e la natura degli effetti del marketing alimentare rivolto ai bambini per sviluppare ulteriori ricerche in questo campo al fine di ridurre l’impatto sui bambini della pubblicità di alimenti con un eccessivo contenuto di grassi saturi, acidi grassi, zuccheri e sali liberi;

7) ad assumere iniziative per stimolare l’industria alimentare a studiare una adeguata porzionatura dei prodotti per l’infanzia e l’adolescenza, tenuto conto che è il contenuto calorico globale quello che può indurre all’obesità;

8) a favorire in ogni modo lo svolgimento di attività fisica anche nelle scuole dell’infanzia e primaria (ad esempio, attraverso l’esperienza pedibus per i trasferimenti casa-scuola);

9) ad intervenire affinché si diffonda un utilizzo costruttivo e positivo dei personaggi dei cartoons e delle trasmissioni televisive per promuovere una corretta alimentazione e incentivare la pratica sportiva;

10) ad adottare misure finalizzate a ridurre, anche sul web, l’esposizione di bambini e adolescenti a pubblicità e operazioni di marketing inappropriate, compresi i videogiochi realizzati per comunicare messaggi pubblicitari;

11) ad intervenire con iniziative normative, formative e informative, per diffondere la conoscenza sui rischi di obesità, soprattutto nella fascia giovanile e adolescenziale, derivanti da un’alimentazione scorretta, sbilanciata o eccessivamente calorica;

12) a sostenere e incoraggiare, presso le scuole e gli istituti di formazione, progetti didattici legati all’educazione alimentare, intesa tra l’altro anche come conoscenza dei prodotti, delle etichette, della provenienza degli alimenti, nonché a definire l’importanza di prodotti tipici, biologici, a chilometro zero od utile, per accrescere negli studenti il senso di responsabilità sociale, verso la propria salute e l’ambiente, nonché il rispetto della biodiversità, in quanto conoscenze imprescindibili.  

Fonte quotidianosanita.it