Associazione che si occupa di disturbi del comportamento alimentare e violenza di genere.

Disturbi Alimentari

Disturbi alimentari, il 2 giugno giornata mondiale

Il World Eating disorders action day ricorda che i numeri sono sempre troppo alti. Cosa si può fare per sconfiggere queste patologie. Mentre l’età di chi ne soffre si abbassa sempre più.

TRE milioni. E sono solo le italiane e gli italiani – anche giovanissimi – costretti a combattere contro uno o più disturbi del comportamento alimentare (Dca). Nel mondo, le stime arrivano a oltre 70 milioni. È come se un’intera nazione dovesse fare i conti, ogni giorno, con anoressia, bulimia o binge eating, ovvero abbuffate compulsive. Il 2 giugno il terzo World Eating disorders action day (la giornata mondiale contro i disturbi alimentari) ci ricorda come dietro la sigla Dca ci siano le vite di chi ne soffre, e quelle dei loro familiari. Ed è questo il secondo grande evento annuale dedicato a queste patologie dopo la giornata del Fiocchetto lilla in programma ogni 15 marzo. Giornate importanti per riaccendere i riflettori sui disturbi dell’alimentazione. C’è poi da sottolineare come l’appuntamento di sabato 2 giugno stia cercando, in questi anni, di diffondere una serie di obiettivi (nove in tutto) e una lista di “verità” su queste patologie per creare maggiore consapevolezza e creare una rete capillare. Anche perché nel nostro Paese, come nel resto del mondo, la platea di chi ne soffre, negli anni, non solo si è allargata ma si è anche spalmata e rispetto a qualche anno fa, ora ne soffrono di più giovani, uomini e over-40. Non più, dunque, solo ragazze. Diversi gli eventi organizzati in alcune città Italiane, primo tra tutti quello nel Palazzo Reale di Caserta, dove i visitatori saranno accolti all’entrata (anche) dai volontari delle associazioni che offrono servizio di consulenza gratuita sui disturbi alimentari e distribuiscono materiale divulgativo.

  • I PIU’ GIOVANI

I disturbi alimentari sono un problema non da poco anche tra i più piccoli. Basti pensare che in Italia “sono almeno 300mila i bambini tra i 6 e i 12 anni che accusano problemi anche seri con il cibo”, spiega  Laura Dalla Ragione, docente di Disturbi del comportamento alimentare all’Università Campus Bio-Medico di Roma. “Parliamo di giovanissimi prigionieri del cibo, ma anche delle droghe, che spesso vengono consumate di pari passo agli alimenti”, spiega la dottoressa. “L’80% sono bambine, ma il fenomeno è in crescita anche tra i maschi”, aggiunge, enumerando cifre da emergenza sociale, oltre che sanitaria: “Ai 300mila piccoli si devono sommare altri 3,2 milioni di casi tra i 12 e i 17 anni e il dato è uniforme in tutte le Regioni”. Anche se poi i 140 centri in grado di prendersi cura di bambini e adolescenti sono concentrati nel Centro-Nord.

  • IL BINGE EATING

E sempre più diffuso tra gli adolescenti ora c’è il binge eating, ovvero il disturbo alimentare incontrollato. “Chi soffre di questo disturbo riesce a mandar giù un numero impressionante di calorie in poco tempo – spiega la dottoressa – le grandi abbuffate avvengono di solito nella notte, lontano dagli sguardi dei familiari. Che spesso non sanno come comportarsi, anche perché mettere il lucchetto al frigo non basta. Serve un trattamento psicologico. Come quello al quale si sottopongono per due mesi i ragazzini ospitati a Citta della Pieve, in Umbria”, il primo centro pubblico dedicato a questo disturbo e all’obesità. E se il fenomeno è in espansione anche tra i più piccoli, sempre maggiore importanza riveste la capacità “dei genitori di captare i primi segnali del disturbo, molte volte scambiato per semplice problema di sovrappeso”. Ma poi subentrano altri problemi, bullismo a scuola per il peso, rinuncia al cibo per dimagrire, cambio di umore e altro ancora. Cosa fare in questi casi? “Bisogna rivolgersi ai centri specializzati sparsi per l’Italia, mappati dal ministero della Salute e contattabili da www.disturbialimentarionline.it o dal numero verde ‘Sos disturbi alimentari’ della Presidenza del Consiglio: 800.180969”, conclude l’esperta.

 

Fonte  ANNA RITA CILLIS