120mila teenager italiani vivono ritirati in casa. Siamo ai primi posti in Europa per uso di psicofarmaci. A molti ragazzi non interessa più nemmeno la sessualità e altri invece in coppia vivono all’ennesima potenza i più vecchi stereotipi di genere. Gli adolescenti oggi più che mai sono «supereroi fragili». Parte del problema sta nella famiglia adolescente che oggi impera. Per Dario Ianes «evitiamo il conflitto perché abbiamo paura, noi adulti, di essere giudicati male. Pazienza, dobbiamo mettercelo in testa: se questo è il lavoro del genitore, va fatto»
«Parlavo ieri con un insegnante, mi raccontava ancora una volta di come agli adolescenti di oggi, ai maschi soprattutto, non interessano quasi nemmeno più le ragazze, la scoperta della sessualità, i primi amori… Sono tutti presi dal farsi di sostanze o dall’altra parte isolati nei loro smartphone, o del tutto ritirati. Sta diventando sempre più preoccupante il fenomeno del ritiro sociale, per cui ragazzi adolescenti, per lo più maschi tra la terza media e la prima liceo, si ritirano da scuola e da tutti i contesti sociali e si autorecludono volontariamente in casa»: esordisce così Dario Ianes, co-fondatore del Centro Studi Erickson e docente di Pedagogia Speciale, nel presentare il Convegno Supereroi fragili.2017 – Adolescenti oggi tra disagi e opportunità, che si terrà a Rimini domani e sabato, di cui lui è coordinatore scientifico. «I consumi ci sono perché riempiono un vuoto, se nella vita dell’adolescente c’è un pieno – di sport, di scuola, di politica, di amori, di amici – c’è poco spazio per le sostanze come anche per la tentazione dell’isolarsi nell’aspetto ludico della tecnologia, che è tutt’altro tema dalla tecnologia in sé: lo smartphone diventa via di protezione per le difficoltà dal punto di vista della socialità».
Dipendenze e ritiro sociale sono solo due dei temi che verranno affrontati nei workshop del convegno, che conta già 1.200 iscritti fra educatori, insegnanti, genitori, operatori dei servizi. Stime recenti, spiega il depliant di presentazione dei workshop di #SupereroiFragili, dicono che il ritiro sociale riguarda 120.000 adolescenti in Italia. La colpa non è di internet: sono la difficoltà ad affrontare i compiti evolutivi tipici di questa età, il crollo degli ideali e le sofferenze psicologiche a spingere questi ragazzi a sentirsi inadeguati, non all’altezza delle aspettative. Dall’altra parte le dipendenze: osservando gli ultimi cinque anni, si rileva un costante aumento negli ultimi dodici mesi da parte degli studenti italiani tra i 15 e i 19 anni dell’uso sia di cannabis (dal 22% al 27%) che di stimolanti (dal 2,3% al 2,7%) mentre, per quanto riguarda il consumo di psicofarmaci senza prescrizione medica, i giovani italiani sono ai primi posti della classifica europea.
I consumi ci sono perché riempiono un vuoto, se nella vita dell’adolescente c’è un pieno – di sport, di scuola, di politica, di amori, di amici – c’è poco spazio per le sostanze come anche per la tentazione dell’isolarsi
«Supereroi fragili», sono questo gli adolescenti: perché in loro «coesistono due tratti forti: l’onnipotenza, l’invincibilità, la conquista, e dall’altro la fragilità del non ancora. Una coesistenza vissuta con grandi difficoltà sia da parte dell’adolescente sia da parte della famiglia, della scuola, dei servizi», spiega Ianes. È un’ambivalenza caratteristica dell’adolescenza da sempre, è vero, «ma adesso queste caratteristiche sono enfatizzate dalle maggiori possibilità: le nuove tecnologie, i trasporti, la dimensione economica, gli adolescenti oggi hanno più disponibilità economica di un tempo, l’uso leggero di sostanze…».
Nella famiglia oggi c’è un mescolamento, una fusione che non fa bene. Se io sono fuso con i miei genitori non riesco a differenziarmene: si pensi alla sessualità degli adolescenti, guardata con tanta benevolenza e spesso ospitata in casa, è un impoverimento, perché così diventa meno “tua”, c’è meno atto di elaborazione. Oppure più banalmente al fatto che i genitori si vestano come il figlio adolescente.
Gli adulti devono affrontare i conflitti con gli adolescenti: «devono avere il coraggio di affrontare i conflitti e non evitarli. Noi non vogliamo essere autoritari, lontani, cerchiamo di essere diversi dai nostri genitori, ma il conflitto sano è motore di crescita. Si può essere vicini ai figli e ai propri studenti senza essere amici o senza scimmiottarli. Spesso evitiamo il conflitto perché abbiamo paura, noi adulti, di essere giudicati male, che i figli e gli alunni dicano di noi “questo è un rompicoglioni”. Pazienza, dobbiamo mettercelo in testa: se questo è il lavoro del genitore, dell’adulto, lo devi fare.
(articolo tratto da Vita)